Venerdì, Aprile 25, 2025

NOTA! Questo sito utilizza i cookie e tecnologie simili.

Se non si modificano le impostazioni del browser, l'utente accetta. Per saperne di piu'

Approvo

I cookies sono dei piccoli file di testo che, trasferiti sull’hard disk del computer dei visitatori, consentono di conoscere la frequenza delle visite e quali pagine del sito vengono visitate dai netizen. Si tratta di dati che non permettono di procedere all’individuazione dell’utente (ma la sola provenienza dell’azienda), non incrociamo le informazioni raccolte attraverso i cookies con altre informazioni personali. La maggior parte dei browser può essere impostata con modalità tali da informarla nel caso in cui un cookie vi è stato inviato con la possibilità, da parte sua, di procedere alla sua disabilitazione. La disabilitazione del cookies, tuttavia, può in taluni casi non consentire l’uso del sito oppure dare problemi di visualizzazione del sito o delimitare le funzionalità del medesimo sito, pur se limitatamente ad aree o funzioni del portale.

La disabilitazione dei cookies consentirà, in ogni caso, di accedere alla home page del nostro Sito. Non viene fatto uso di cookies per la trasmissione di informazioni di carattere personale, né vengono utilizzati c.d. cookies persistenti di alcun tipo, ovvero sistemi per il tracciamento permanente degli utenti. L’uso di c.d. cookies di sessione (che non vengono memorizzati in modo persistente sul computer dell’utente e svaniscono con la chiusura del browser) è strettamente limitato alla trasmissione di identificativi di sessione (costituiti da numeri casuali generati dal server) necessari per consentire l’esplorazione sicura ed efficiente del Sito. I c.d. cookies di sessione utilizzati sul Sito evitano il ricorso ad altre tecniche informatiche potenzialmente pregiudizievoli per la riservatezza della navigazione degli utenti e non consentono l’acquisizione di dati personali identificativi dell’utente. Coloro che intendono avvalersi della sezione riservata del sito prestino attenzione alla specifica informativa anche relativamente all’uso dei cookies.

David Meghnagi. Freud, Kafka, Benjamin (29 settembre, 2022). Report di Loredana Aiello

Nella serata scientifica del 29 settembre 2022 svolta presso il Centro di Psicoanalisi Romano in modalità ibrida, David Meghnagi presenta tre giganti della storia del pensiero e della letteratura, S. Freud, W. Benjamin e F. Kafka. Esamina alcuni caratteri distintivi che li accomunano: un’ispirazione alla liberazione del pregiudizio e della persecuzione e un orientamento verso l’emancipazione, recuperando e valorizzando tutto ciò che c’è nel passato e nel presente.

Rispetto alla fuga da se stessi sono legati da una profonda consapevolezza dell’appartenenza e dei limiti che caratterizzano la vita umana, da una particolare attenzione verso ciò che di valido c’è in ogni passato della storia dell’umanità che attende di essere emancipato e da un concetto di redenzione che però ognuno di loro esprime in modi differenti.

Freud, fortemente segnato dall’800, rompe la tradizione con la psicoanalisi perché immette una profondità delle idee nella cultura e nella società che stimola la capacità di auto comprenderci.

Un ulteriore elemento che segna una frattura dal pensiero scientifico del suo tempo è costituito dall’umanizzazione della medicina e dall’immissione all’interno della psicologia di tecniche mutuate dalla tradizione religiosa ebraica. Inizialmente utilizza il modello archeologico per descrivere l’apparato psichico e per rappresentare la dinamica dell’inconscio, ma rileva che gli strati del passato nella psiche umana e nella storia dell’evoluzione della specie umana sono tra loro sovrapposti così come nella storia e nell’inconscio individuale lo sono il tempo passato e il tempo presente. Negli ultimi anni integra il modello archeologico con un modello costruttivo che ha avuto poi sviluppi nel pensiero di Bion.

Freud, nel suo lavoro clinico, dimostra che si tende a rappresentarsi il tempo del proprio esistere in maniera lineare ma che attraverso l’auto-riflessione, l’introspezione, si possa scontrarsi con punti e rotture di un tempo non lineare in cui il passato può irrompere nel presente. Ciò avviene sia nei disturbi psichici, sia nei processi creativi. Dentro il tempo lineare può far irruzione un altro tempo, un tempo precedente al tempo storico che emerge sia nel vissuto individuale sia nello sviluppo etico dell’umanità attraverso la riattivazione del complesso edipico, un mito che Freud elabora in Totem e tabù.

Nel Disagio della civiltà meglio tradotto Disagio dell’essere umano nel processo di civilizzazione, affronta i temi della guerra, della civiltà e dell’impossibilità della felicità.

L’umanità, pur progredendo, è esposta al pericolo dell’autodistruzione. Il sentimento di colpa si impossessa dell'uomo, proprio perché il processo di civilizzazione comporta un processo di rimozione delle pulsioni distruttive: l’eterna guerra tra Thanatos ed Eros.

È con la psicoanalisi che Freud cerca di dare una risposta alla sfida dell’umanità attraverso l’introspezione, l’auto osservazione e l’auto riflessione.

Nell’opera di Benjamin questa idea tragica di qualcosa di arcaico che riaffiora di continuo e che accomuna la specie umana si esprime nel tema di una lingua primaria che l’umanità usava prima della confusione delle lingue. Una lingua che aveva una dimensione sacrale così come l’aveva l’arte prima di diventare riproducibile nell’era della tecnica, appiattendosi.

Con un incredibile anticipo rispetto ad oggi, già tra gli anni trenta e quaranta, emerge in lui una nuova sensibilità legata al pericolo di distruggere l’ecosistema in cui viviamo.

 

2KleeCi spiega la sua idea di sviluppo della storia umana commentando l’Angelus Novus di Paul Klee: l’angelo della storia con gli occhi rivolti alla memoria del passato e le ali aperte verso il futuro, come trascinate da un vento tempestoso ed inarrestabile. “La tempesta è ciò che chiamiamo progresso”.

A differenza di Benjamin, che non parla mai di psicoanalisi pur essendone influenzato dalla Scuola di Francoforte a cui appartenne, Kafka, che vive a Praga, città dove la rivoluzione freudiana è al centro del dibattito culturale, parla continuamente di psicoanalisi. Nel Processo porta all’estremo il dilemma della condizione umana esposta al pericolo del totalitarismo: altra anticipazione sconvolgente di quello che sarebbe accaduto di lì a poco: una persona accusata senza conoscerne il motivo.

Gli stessi Benjamin e Scholem descrivono l’opera di Kafka, molto prima che il nazismo prendesse il potere, come l’opera che rappresenta un mondo dove masse umane sono destinate allo sterminio. Un romanzo in cui il vissuto individuale nella sua condizione estrema di perdita e spoliazione diviene un’esperienza generale dell’umanità, sperimentata da chiunque avesse mai subito una simile catastrofe.

Kafka, nelle Confessioni e nei Diari, è ancora più chiaro e comprensibile. Vivendo in prima persona la condizione esemplare di estraneo o di estraniato, afferma che la psicoanalisi e il problema della lingua e quindi della scrittura, rappresentano un assalto al limite, una stasi ed un compimento ed un inseguimento. L’inseguimento appare la metafora dominante: “L’inseguimento mi attraversa e mi strazia. Oppure posso (posso?), sia pure in minima parte, tenermi ritto e in tal caso lasciarmi portare dall’inseguimento. Potrei anche dire ‘assalto all’ultimo limite terreno’ e precisamente assalto dal basso; dalla parte degli uomini, e poiché anche questa è soltanto un’immagine posso sostituirvi l’immagine all’assalto dall’alto, giù verso di me. Tutta questa letteratura è assalto al limite e, se non fosse intervenuto il sionismo, avrebbe potuto evolversi facilmente e diventare una nuova dottrina esoterica, una cabala. Ne esistono degli spunti. Certo qui si richiede un genio incomprensibile che affondi nuovamente le radici nei secoli antichi o li ricrei e con tutto ciò non si doni, ma soltanto ora cominci a donarsi”.

In una lettera a M. Brod esplorerà idee che mostrano la difficoltà di conciliare modernità e mito: “ancor più della psicoanalisi mi piace la convinzione di questo complesso paterno, del quale taluno si nutre spiritualmente, non riguarda il padre innocente, bensì all’ebraismo del padre…”. Accuse rivolte all’ambivalenza e alla rivoltante mancanza di chiarezza dei padri nei confronti dei figli, con le zampe posteriori ancora attaccate al passato e con quelle anteriori protese verso l’emancipazione. Un’intuizione fondamentale applicabile a molti altri contesti e realtà sociali.

Al termine di questa interessante disamina si apre un florido dibattito che vede alternarsi diversi interventi dalla sala e da remoto, che offrono ulteriori stimoli per riflettere sulle singolarità di questi tre autori, nei loro aspetti comuni e distintivi.

София plus.google.com/102831918332158008841 EMSIEN-3

Login