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Report di Alessandra Balloni su Fred Busch: "Transforming the formless countertransference into representable form: another perspective" (18 novembre 2015)

Mercoledì 18 novembre si è svolto in via Panama l'incontro con il dottor Fred Busch, uno fra i più autorevoli rappresentanti della psicoanalisi nord-americana. L'incontro ha avuto luogo grazie all'inziativa del nostro Segretario Scientifico Tiziana Bastianini. Hanno aderito il Centro Psicoanalitico di Roma e il Centro di Psicoanalisi Romano, di cui erano presenti i Segretari Scientifici Andrea Baldassarro e Angelo Macchia.

Titolo del lavoro: "Trasformare il controtransfert informe in una forma rappresentabile: un'altra prospettiva".

Riconoscendo il debito verso le preziose formulazioni che di questo concetto sono state date dal pensiero kleiniano, dove il controtransfert è stato compreso e interpretato come la proiezione nell'analista della fantasia inconscia del paziente, e dopo aver evidenziato l'area di imprecisione semantica che interessa un termine così centrale nella psicoanalisi, il dottor Busch è passato a descrivere la sua posizione, che fa riferimento a una teoria che colloca l'interpretazione "all'interno" del controtransfert. Secondo questo approccio, l'attenzione dell'analista si focalizza sull'area preconscia della mente, un'area permeabile sia ai contenuti della coscienza che a quelli inconsci. Il paziente, nel tentativo inconscio di fare qualcosa a o con l'analista, agisce attraverso un mezzo, "language action" (linguaggio d'azione), concreto e pre-rappresentazionale. Il metodo del lavoro "all'interno" del controtransfer richiede, da parte dell'analista, una sintonizzazione empatica sia sullo stato emotivo del paziente, che sui propri stati emotivi. La teoria dell'interpretazione in questo ambito prevede che l'analista metabolizzi la reazione controtransferale conseguente al linguaggio d'azione, rimanendo vicino a ciò che è accessibile al paziente nel momento clinico e valutando l'opportunità di interpretare i contenuti inconsci contenuti in tale azione. La modalità e il processo comunicativo potranno essere l'oggetto della comunicazione fra paziente e analista e quindi di una possibile intervento interpretativo da parte di quest'ultimo. Si tratta di un invervento che coinvolge il preconscio e che facilita un'iniziale messa in forma di quei contenuti, non ancora rappresentabili, che a tali modalità sono tuttavia legati.

Il dottor Macchia, nel suo intervento d'apertura, ha sottolineato la vitalità del lavoro di Busch e come in esso venga evidenziato il rischio che - di fronte a stati emotivi del paziente che risultano difficili da sostenere e che sono caratterizzati dalla mancanza di rappresentazione - l'analista possa rispondere difensivamente con una ipertrofia della funzione simbolica e con una conseguente produzione di significati. Tollerare la sospensione dei significati, rimanendo in ascolto dei vissuti controtransferali senza giungere a rapide conclusioni, consente viceversa di coinvolgere il paziente nella co-costruzione del processo analitico e nella compresione dei significati di quanto sta accadendo nella relazione.

Nella fase conclusiva della serata, il dottor Moccia ha evidenziato che la posizione del dottor Busch, di evitare di forzare le difese del paziente e di interpretare a livello preconscio i derivati inconsci prossimi alla coscienza e quindi più accessibili al paziente, sia una posizione in linea con lo spirito antiautoritario ormai acquisito dalla psicoanalisi del nostro tempo. Intempestive interpretazioni dei contenuti inconsci possono apparire come verità calate dall’alto che invitano implicitamente il paziente ad un allineamento compiacente al di là delle sue difese. Il dottor Moccia ha continuato precisando che la posizione del dottor Busch ha le sue radici più antiche in quei passaggi del testo freudiano (Freud, 1915) nei quali si suggerisce l’opportunità di interpretare “nelle vicinanze” dei contenuti rimossi; mentre le radici più recenti risiedono nelle concezioni della Psicologia dell’Io che, nelle indicazioni tecniche, antepongono all’analisi dei contenuti profondi l’analisi delle funzioni dell’ Io (Hartmann, 1958). Il dottor Moccia infine ha messo in risonanza questa posizione di cautela interpretativa con la lezione dei grandi maestri della tradizione europea (Winnicott, Bion, Green) che hanno segnalato i rischi legati ad interpretazioni intempestive che possono realizzare un doloroso e talvolta insanabile scarto fra quanto l'analista sa del paziente e quanto il paziente può arrivare a comprendere di sé stesso nel campo intersoggettivo creato dalla situazione psicoanalitica.

Il dibattito, ricco e stimolante, ha visto l'emergere di posizioni che si differenziavano dalla tecnica proposta da Busch, come quella della dottoressa Lupinacci, che, pur sentendosi per alcuni aspetti in linea con il vertice proposto, ha evidenziato come, nei casi in cui si verifichino punti di urgenza dell'angoscia, un'interpretazione dell'inconscio che vada in profondità, risulti spesso efficace nell'alleviare tali vissuti.

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