Intervista al dottor Giulio Soavi da parte della dott.ssa Carla De Toffoli (2005)
Quale impronta ha lasciato nel nostro Centro la figura di Nicola Perrotti?
Nicola Perrotti accoppiava azione ad introspezione. Era uomo politico e medico ma anchepsicoanalista. La sua cultura si fondeva sulla conoscenza di Freud e sulla lettura che la scuolafrancese aveva dato al messaggio del fondatore. Per quanto si considerasse come facente parte di un gruppo non è mai stato costrittivo per quanto riguardava la libertà di pensiero e, vorreidire, di – disciplina di gruppo – Data la provenienza politica del professor Perrotti (socialista) esisteva un sottofondo di sensibilità ai problemi sociali.
Qual è il tuo ricordo della dott.ssa Gairinger?
La dott.ssa Lydia Gairinger era la severa custode della disciplina del gruppo. Essa sapeva infondere a quanto faceva un impronta di sacralità laica. Il gruppo originario aveva dei rapporti molto stretti e professionalità e socialità si confondevano. Lydia Gairinger era molto ospitale ed invitati da lei avemmo la possibilità di avvicinare personaggi significativi del momento: Lacan, Nacht, Rapaport, Kohut, De Sossoure ed altri. Per molti anni si è sentita una forte caratterizzazione nel gruppo originario di via Salaria, malgrado le notevoli differenze individuali dei suoi componenti.
Qual è stata, secondo te, la vostra anima comune?
Difficile dare una risposta. Era importante il fatto che fossimo tutti medici. L’interesse clinico era predominante sulla teorizzazione. Molti di noi non erano romani ma provenivano da altre regioni d’Italia o anche non dell’Italia. Oltre a questo quasi la totalità eravamo stati analizzati da Nicola Pernotti. C’è stato poi l’apporto teorico e tecnico della dott. Corti e del dott. Lussana al loro ritorno da Londra, che ha dato un’impronta notevole al nostro centro. La presenza della dott. Corti e del dott. Lussana ha certamente contribuito a rendere attivo e vitale nella pratica clinica un preesistente spostamento verso la psicoanalisi inglese della cultura psicoanalitica locale. Agli ospiti francesi si erano, infatti, sostituiti da tempo Meltzer, Segal, Rosenfeld ed altri. Un gruppo consistente di analisti del nostro Centro si è formato attorno alla figura ed al pensiero di Matte Blanco.
Com’erano i vostri rapporti?
Dal punto di vista della socialità i rapporti con Matte Blanco sono sempre stati soddisfacenti. Per quanto riguarda l’influenza culturale, l’influenza dello specifico pensiero di Matte Blanco è sempre stata ristretta a quei colleghi che avevano avuto rapporti con lui perché erano stati analizzati o supervisionati da lui.
Come sono stati i primi anni dell’immediato dopoguerra e poi fino al 1968, per lo sviluppo della psicoanalisi a Roma? Quali erano le figure più importanti? Quali istituzioni si occupavano a quel tempo dei problemi della psichiatria e della psicoanalisi?
Nei dieci anni successivi alla guerra la personalità che rappresentavano la psicoanalisi a Roma erano Perrotti, Servadio e Modigliani. I seminari avevano carattere molto familiare e si svolgevano prevalentemente nel domicilio dei docenti. Devo dire che erano piuttosto disordinati e saltuariamente frequentati. Verso il ‘55 i seminari cominciarono ad essere tenuti regolarmente e il numero dei didatti aumentò e furono così offerti seminari più sistematici e meglio organizzati.
Come si è trovato il nostro Centro nel grande sommovimento culturale del 1968? Che importanza ha avuto Francesco Corrao in quegli anni?
Il sommovimento culturale del ‘68 non è stato produttivo nel nostro centro di un particolare balzo in avanti per l’appunto culturale. Il movimento più gravido di conseguenza è stato il movimento ribellistico guidato da Armando e Fagioli. Sullo sfondo cominciava a delinearsi la cultura dei gruppi e il Bionismo introdotti da F. Corrao. Questi ultimi sviluppi possono solo tangenzialmente essere riportati ai sommovimenti del 68. Dal punto di vista di un tentativo di “Presa di potere” da parte dei sessantottini, si può dire che tutto si fondava su un grande malinteso: gli allievi, infatti, pensavano di poter esercitare un peso nella organizzazione interna della SPI. Tale confusione era generata dal fatto che non si erano tenuti chiaramente separati il Centro, espressione della SPI e l’Istituto con funzioni didattiche. A un certo punto tutto fu chiarito e fu reso esplicito che gli studenti non avevano alcun diritto di voto sulle cose della SPI. Era chiaro che tutta l’agitazione si fondava su un grande malinteso.
Quali sono stati i rapporti tra il Centro di Roma ed i colleghi siciliani, e in particolare che ruolo ha svolto Francesco Corrao?
I rapporti intercorsi fra il Centro di Roma e i colleghi siciliani sono stati sempre amichevoli e fruttuosi. Tali rapporti sono cominciati con il contributo dato dalla Principessa di Lampedusa alla vita del centro tramite seminari e riunioni scientifiche. La principessa era una buona conoscitrice della psicoanalisi di lingua tedesca e custode dell’ortodossia Freudiana. Altra storia è quella che riguarda l’apporto di Francesco Corrao. Si può dire che don Francesco era l’unico vero intellettuale del gruppo. Da lui abbiamo imparato a spaziare sui campi più diversi della cultura, a non aver paura ad associare, inventare il discorso e il linguaggio. Con lui abbiamo potuto gustare l’apporto di filologia, filosofia, epistemologia e linguistica. Oltre a questo Corrao aveva grande interesse per i gruppi e le attività organizzative a questo interesse collegate. Per noi tutti Francesco oltre che un maestro è stato un amico indimenticabile.