Lunedì, Aprile 28, 2025

Novità editoriali

Giuseppe Riefolo, Al cinema con il mio paziente. Venti film e una canzone nella stanza di analisi. Alpes, 2024

Uno psicoanalista è uno strano spettatore di film: “cosa vede quando va al cinema?”. Il rischio è che al cinema continui a fare l’analista e cerchi l’inconscio rimosso nel regista e nel film. Questo, però è un vecchio luogo comune. Al tempo stesso “cosa vede uno spettatore o un regista nei film che parlano di psicoanalisi?”. Anche in questo caso c’è il rischio che spettatori e registi vedano la psicoanalisi come una sorta di film poliziesco o thriller dove, un atteso colpo di scena, chiarirà una storia altrimenti con- fusa e dolorosa. Freud stesso aveva perplessità che psicoanalisi e cinema avessero un registro comune e, per questo declinò l’invito di Pabst (1926) a essere consulente di quello che è stato il primo film psicoanalitico europeo. A Hollywood lo stesso problema lo risolvevano nel 1938 con Fred Astaire e Ginger Rogers. Forse il problema non è ancora risolto. Questo libro abbandona la logica indagatoria e suggerisce che ogni spettatore vedrà solo un proprio film diverso persino da quello che propone il regista. È un modello per la stanza di analisi dove un analista è chiamato a partecipare ad un film di cui il suo paziente compone la trama che scompone le certezze dell’analista e lui, per fortuna e per mestiere, a differenza dell’ispettore Callaghan, non “sa sempre come fare colpo”.

  

Anteprima del libro 

 

 

 

Ginevra Bompiani e Sarantis Thanopulos, Il pensiero affettivo. Ed. Feltrinelli, 2024

Presentazione sabato 5 ottobre ore 18.00 presso Spazio Sette Libreria, Roma

La pratica dell’amicizia come strumento conoscitivo. Un dialogo alla scoperta dell’affettività e delle sue forme.

“Una pratica di amicizia, un palleggio fra amici”, così Ginevra Bompiani definisce questo scambio in forma epistolare con lo psicoanalista Sarantis Thanopulos. Come nasce quest’occasione? Da un’idea fuggevole che, ci dice Bompiani, l’ha attraversata e che invece di fuggire si è rintanata dentro di lei. L’idea è semplice come un’illuminazione, ovvero che l’affetto sia una forma del pensiero. Ecco che a partire da questa intuizione, solo in apparenza non complessa, lettera dopo lettera, domanda e risposta, dopo risposta e un’altra domanda, si dipana il dialogo di due menti in sincrono e sintonia. Se in qualche modo tutto è pensiero, perché non lo è anche l’affetto, quindi? Siamo di fronte a un universo di possibili risposte: ci sono quelle dettate dalla filosofia e quelle dettate dalle neuroscienze, e le risposte suggerite da quella materia incandescente che è l’inconscio. È la pratica stessa dell’amicizia tra i due autori a rivelarsi strumento conoscitivo, disciplina in cui pensiero e affetto, libertà e dipendenza si congiungono e camminano insieme verso una meta nascosta nella foresta".

 

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